Spiace per la narrazione, ma la seconda partita è cosa seria.
C’è la Pizzeria Roma e la Rebongia non ci sta a perdere.
Brucia ancora la sconfitta immeritata del 2004.
La Pizzeria Roma è evidentemente in calo fisico negli ultimi anni, dopo gli exploit dei primi Memorial, ma sugli spalti c’è poca convinzione.
Sembra che debba andare anche stasera al solito modo.
La notte è calda, si suda ancor prima di cominciare, le altre squadre si sono già riversate ai chioschi e si riconoscono per i capelli bagnati freschi di doccia e una fame che neanche la salsiccia riesce a placare.
Nell’aria c’è qualcosa di strano.
Dopo il primo turno questa è la situazione: la Pizzeria Roma conduce il girone con tre punti, la Rebongia segue con due avendo vinto ai rigori, chiudono il Camilion a uno e il Bar Jenry a zero.
Il Camilion stasera usa la tattica predicata dal nostro presidente: tirare da fuori. Ce la fa, rimonta storica e il Bar Jenry resta a zero punti.
La tensione sale, ci si conta.
Mancano ancora il Fera e il Lele Bussinelli, al mare, il Cappone, a Milano, manca il Cieno, manca Luca del Blue Moons.
Abbiamo però il Mode, che dà qualche cambio e un po’ di qualità al centrocampo.
L’arbitro si chiama Riki, ce l’ha scritto in bianco sulla casacca nera d’altri tempi. Ha una faccia dura ma si rivela cordiale. Raggruppa seriamente i giocatori della Rebongia e li redarguisce: cambi rapidi, si entra quando chi viene sostituito è già fuori, calma, niente casini, correttezza.
È un unico coro: Ok.
Il Lerio oggi c’è, speriamo sia in forma, di certo non attento: cos’alo dito?
In panchina diverse morose, quella del Lerio, di Zeno e del Nico, silenziose in adorazione dei loro campioni.
Il guardialinee dalla nostra parte è Brunetto, scalzo per l’occasione, ha il buon senso di non fumare, ma della birra il guardialinee sembra non poter fare a meno.
Gianandrea non c’è, ha dato forfait, è quasi un bene per la concentrazione della squadra.
Il Recia dispone i ragazzi con ordine.
Davanti al Loi il Giobo e il Lerio e Corà, poi il Zano, Etto, il Checca e il Nico. In panca Zeno e il Mode. Si parte, e il presidente non è ancora arrivato.
La partita è spigolosa ma corretta.
La Pizzeria Roma indossa una casacca blu perché la maglia è uguale alla nostra, o meglio la nostra, raccattata all’ultimo, è uguale alla loro storica. Gli avversari si lamentano del caldo che fa quella cosa addosso.
Qualche tiro da fuori, ma il risultato non si sblocca.
Il Nico cerca il numero di tacco, niente.
Avanti la Pizzeria Roma, ma la Rebongia là dietro è bella in ordine.
Finisce il primo tempo, i tifosi della Rebongia esultano come per una vittoria, non abbiamo preso gol dalla Pizzeria. Crediamoci, dai che vinsemo, ma si dai la Pizzeria va a finir che la ne ciava sempre.
Non è detta l’ultima parola.
Arriva il presidente, quanto siamo?
Zero a zero, bene dai manteniamo il risultato.
Di nuovo in campo.
Fallo veramente inesistente, e non è perché siamo tifosi, vicino all’angolo destro della porta difesa dal Loi.
Il Tia Cobelli prende la rincorsa. Ci ha detto che era ubriaco dalla giornata, in fondo è il rischio di queste partite di sera tardi, come in quella gloriosa finale per il terzo posto qui al Memorial Jenry, giocata in un giorno dei Mondiali del 2002: 14 ore di bar della Rebongia al completo e la sera sconfitta memorabile. Lì per lì gli abbiamo creduto al Tia, ma adesso si è dimenticato tutto.
Prende una lunga rincorsa e noi dalla panca vediamo già il buco dove si va a infilare la palla. La barriera non può fare più di tanto. Il buco è già pronto a ricevere la palla, e fa compagnia al Loi alla sua destra.
Parte il Tia e segna.
Si è messa come gli altri anni, la Rebongia attacca e la Pizzeria castiga.
Ma i ragazzi oggi hanno qualcosa di diverso.
La difesa regge bene col rientro del Lerio, il Giobo si è ripreso dai tacchetti piantati nella coscia.
Corà riprende un po’ di fiato.
Dentro Zeno e anche il Mode.
Etto si siede in panca, anzi no.
Arriva il Cieno, quest’anno non ce la fa ad essere dei nostri, e non si siede neanche lui.
Il Recia si muove nervoso sulla linea dell’out, non si vede più un’ostia. Brunetto impreca e promette una soffiata all’arbitro se le due riserve, il mister e il Cieno non si tolgono dalla linea.
Noi siamo d’accordo perché non si vede più la partita nella metà campo sinistra.
Rientra in campo Etto, giusto in tempo per scappare via sulla sinistra.
Tifosi e morose in piedi, non c’è altro modo di vedere.
Tiro cross di sinistro, sembra destinato al fondo, ma arriva il Nico come un falco e da pochi passi la scarica dentro.
Siamo uno a uno Pizzeria, stasera non la vendiamo a pochi soldi!
Mancano dieci minuti, ai tifosi della Rebongia sembra un mezzo miracolo, ma a questo punto tanto vale provarci.
E giù discese da una fascia e dall’altra, la difesa insiste senza sbavature.
Il Nico a tener palla là davanti, ma senza fortuna.
Poi la svolta.
Rilancio del Loi, il Nico la mette giù di petto, quasi a memoria la gira verso destra, arriva il Zano e la palla sta già tornando fuori dalla rete, dopo aver colpito la traversa, essere ricaduta sulla linea ed essersi insaccata alle spalle del portiere avversario, meglio conosciuto come imitatore di Celentano.
Fa due a uno per la Rebongia.
Nell’aria c’è qualcosa di strano.
Se si vince questa, considerato che la prossima sulla carta è una partita facile, con la Rebongia che dovrebbe essere al completo, beh, ci siamo capiti, vuol dire finale per il primo posto, non è mai capitato in quattro anni.
La Rebongia continua ad attaccare, c’è ancora il tempo per prendere un palo. Arbitro fischia!
Cazzo Nico, era il colpo del ko.
Fischia arbitro!
Niente, mancano ancora pochi minuti, ma la parabola della Pizzeria Roma è ormai nettamente in discesa, i Cobelli non pungono più come in passato, la difesa lascia qualche spazio.
Fischia arbitro!
La tensione sale.
Il gioco è fermo, meno di un minuto dice Riki con la sua faccia da duro.
Si riparte, ultimo arrembaggio della Pizzeria Roma, la difesa tiene, con qualche spintoncino del Lerio.
Forza ragazzi grida il presidente, ancora i tifosi non ci credono, si aspetta la beffa da un momento all’altro.
Etto, tornato a dar man forte indietro, rilancia un pallone a campanile, come si diceva una volta. Che non fa a tempo a toccare terra perché l’arbitro ha già fischiato la fine.
Grandi ragazzi, è un mezzo miracolo!
Se si vince la prossima si va in finale. Ormai non costa niente crederci.
Tutti ai chioschi a festeggiare.
Stasera non c’è neanche un tavolo libero. La Rebongia ha giocato per ultima e le altre squadre sono ormai sedute da qualche mezzora con pile di bicchieri di plastica vuoti incastrati gli uni negli altri.
La notizia arriva come una pugnalata: è finita la birra, ci sono dei fusti, ma sono caldi, quasi imbevibili.
Bestemmie.
I giocatori sono ancora negli spogliatoi, all’oscuro del problema. Qui senza birra si blocca tutto, rischia di saltare il torneo. Man mano che i calciatori della Rebongia escono vengono messi al corrente del fattaccio, che appanna un po’ perfino la storica vittoria.
Il presidente ripiega subito sul vino nero, invita i suoi ragazzi alla calma, a passare una settimana buona a fare l’amore, ad ubriacarsi, a lavorare.
Il Cuca e l’Alice stasera devono aver bevuto un bicchiere in più. Sono sul campo da tennis, affianco a quello da calcio, che giocano con una pompa dell’acqua. Che ogni tanto qualcuno apre di nascosto inzuppandoli dalla testa ai piedi. Per qualche minuto attirano anche l’attenzione dei tanti bambini che tirano calci a un pallone dopo la fine delle partite. Poi i genitori se li vengono a riprendere. C’è anche la bionda Cia, che si porta via il suo Luca vestito con la maglia della Svezia.
È finita la birra, i ragazzi non hanno trovato posto ai tavoli e si sono dileguati un po’ tutti.
La Rebongia sembra una squadra seria stasera.
Anche il presidente è molto determinato, vuole andare in finale. Ci crede. Porta un altro giro di nero.
I giocatori partono, verso le discoteche, il lago di Garda. Stasera quello che si doveva fare lo si è fatto.
Ma nell’aria resta qualcosa di strano.