martedì 23 gennaio 2007

Capitolo terzo. Il Camilion

Alla terza c’è il Camilion.
La Rebongia sa che può farcela, arrivare all’impensabile traguardo della finale.
L’arbitro non ha ancora fischiato e la Rebongia è già in vantaggio: segna Corà, esulta alla Tardelli.
Poi scende la sera, che non si porta via il caldo. Cinque minuti di distrazione di giugno, a immaginare qualche bikini sulle spiagge dorate della riviera, ed ecco: stiamo perdendo due a uno.
L’avevo detto,vuoi vedere che capita come al solito che sei sicuro di vincere e la prendi sotto gamba e anche in quel posto.
Sta di fatto che la Rebongia stasera è al completo.
Rientrano Luca del Blue Moons e il Lele Bussinelli, il Bomber torna stanco del lavoro e non ce la fa. Sarà per la prossima. Resta dietro la panca con la Silvia a fare il tifo.

In campo la disposizione sembra meno solida delle altre partite.
Dietro, il Lerio accusa la ciocanela del giorno passato, affianco a lui il Giobo, poi Etto, il Checca, presto sostituito dal Lele.
Luca del Blue Moons è ancora in panchina.
Recia, allenatore dei me coioni, cosa ci fa Luca in panca?
Dentro Luca.
Là davanti le cose cominciano a muoversi. Luca gira al volo di sinistro da fuori area, alto di poco ma ci siamo.
Un po’ più di aggressività, grida la panchina.
Pronto il presidente butta giù un altro sorso di birra. Dai ragassi che ci li abbiamo in pugno, siamo arrivati fin qua, adesso ci meritiamo la finale.
Il caldo non molla.
Un po’ di aggressività, forza. Dai!
Il Nico, sulla destra, spinge un po’, ruba palla, è dentro l’area, scarica il destro, e siamo due a due.
L’arbitro fischia. Tutti a rinfrescarsi.

C’è ancora poca gente, stasera la Rebongia gioca per prima. Le altre squadre cominciano ad affollare gli spogliatoi per cambiarsi, le morose dei calciatori fanno amicizia, i fusti di birra funzionano alla perfezione.
Il bar della Cirilla rimane vuoto, se non fosse per un gruppo di foresti che arrivano a festeggiare a bianchi un compleanno.
Al bar delle Pantere qualche anima in più, il Quinta con la camicia aperta soffre la sera calda, i goti devono averlo acciaccato.
La Cirilla siede sulla sua sedia, incuriosita dagli stranieri che frequentano il locale.
Ma torniamo al campo.

Si gioca l’ultima partita del girone Uno, e se la Rebongia vince va in finale per il primo posto.
Non importa quello che fa la Pizzeria Roma, sta solo a noi decidere se vogliamo prenderci le nostre rivincite.
Si torna in campo che sono le nove, la formazione è quella dei giorni migliori. In panca Zeno, il Cappone, ora il Checca, il Cieno a far da spettatore.
Non ci si crede che per una volta che la Rebongia è a un passo dalla finale butti via tutto. Non può andare a finire così.
Il Recia dispensa gli ultimi consigli, ormai è solo il cuore che conta.
Dai ragazzi!

Davanti c’è un bel movimento, con il Nico che parte da distante e il Zano che minaccia il tiro da lontano e Luca che fa casino al limite dell’area.
Non lo tiene nessuno.
Qualche spettatore, mi ci metto in mezzo anch’io, si distrae, un po’ il caldo un po’ la sete. Ci si sposta ai chioschi, si assalgono i baristi, cazzo se stasera non funzionano i fusti vien fuori un casino.
Avanti allora!
Torna dai!
Corri forsa!
Le grida del presidente riecheggeranno per alcuni giorni nella testa dei presenti.

Luca del Blue Moons non lo tiene più nessuno. È la sua prima partita quest’anno, e infila due gol di quelli che a descriverli perderebbero significato.
La partita sembra più corta delle altre. Si consuma tutto in fretta, via rapido.
La Rebongia è in finale, con un bel quattro a due meritato sul Camilion. Siamo la squadra da battere. Non ce n’è per nessuno quando la Rebongia è al completo.

Festa grande dietro alla panchina e tra i tavoli e i chioschi. Il presidente sta già ordinando la “sostituta della ghiacciaia” da riempire di birra. Ha portato i suoi ragazzi alla finale, dopo le traversie degli anni scorsi vissute con le altre squadre. Una bella rivincita per il presidente, in questo venerdì sera che pochi si scorderanno.
Nonostante il caldo i panini con la salsiccia cominciano a circolare e a odorare San Briccio.

Il Memorial Jenry ha già la sua prima finalista, si chiama Rebongia ed è la nostra squadra.
I giocatori restano ancora seri, come dopo la partita precedente. Forse quel qualcosa di strano nell’aria non è ancora svanito.
Cosa sta per succedere?
Sui tavoli c’è festa e la birra dà un po’ di sollievo dall’estate che arriva prepotente e profuma di tiglio i paesi.
Ma i ragazzi della Rebongia sembrano agitati, si spostano rapidamente, bevono e mangiano in tavoli diversi, sembra che stiano organizzando qualcosa: chi scrive, chi telefona, chi scappa via.
Ma come? La sera che siamo arrivati in finale ragazzi: non è mai successo prima, ora bisogna prenderci quello che ci spetta.
Niente da fare, che rabbia per gli spettatori affezionati che vorrebbero vedere la squadra bella e festosa come in quella storica giornata del 2002, la giornata delle 14 ore di fila al Blue Moons.
Siamo invecchiati? Cosa succede?
Quella cosa strana nell’aria circola ormai assieme al profumo della cipolla e a qualche bestemmia che proviene dal campo, dove sono cominciate le altre partite.

Pasetto, il direttore sportivo, si danna tra un tavolo e l’altro alla ricerca di chissà che. Paolino Albi raccatta soldi un po’ da tutti, il Giana non si vede. Ok che è venerdì sera, ma la gloriosa storia della Rebongia non è così che si onora!
Qualcuno grida Viva gli sposi!, ma non ci sembra il momento degli scherzi. Domani è sabato, il giorno della finale.